1971 - 596 pagine - Formato: 157*240
Collana: Saggi
Impegno, scelta, fedeltà, prendere chiara posizione di fronte ai dilemmi del nostro tempo, e mantenersi poi coerenti con la scelta fatta anche quando tale coerenza va duramente pagata: ecco una norma morale che ricorre spesso nella letteratura del novecento, e che viene rivolta soprattutto agli intellettuali, ai quali il secolo scorso predicava invece spesso il dovere della "imparzialità". Ma dall'altro lato un imperativo egualmente categorico si pone a tutti con particolare riguardo agli intellettuali stessi, che più degli altri lo sentono pressante: la volontà di capire tutto e tutti, anche ciò che meno si condivide; l'apertura verso le posizioni stesse che più energicamente combattiamo. E' possibile obbedire a questo doppio comando? L'autore ritiene che sia qui in gioco l'umanità stessa dell'uomo: il bruto che schiaccia tutto senza capire e l'intellettuale gelidamente assiso in mezzo alle stelle (o, per dirla con Koestler, lo "yoghi" e il "commissario"), sono egualmente disumani. Per risolvere un problema così drammatico, Capizzi rivolge la sua attenzione allo svolgersi delle due tematcihe del marxismo, nell'esistenzialismo e nella filosofia del dialogo: da Marx a Lukàcs, da Kierkegaard a Merleau-Ponty, da Feuerbach a Calogero, gli autori del nostro tempo vengono interrogati a fondo, per vedere se nelle loro pagine si nasconda la risposta.
Malusardi Federico, Cocco Mario, Canestrari C., Garau R, Nigro Gianluigi, Nuti Carlo G., Pazienti Massimo
Correnti Francesco, Insolera Giovanni